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Itinerario delle acque

Nel territorio lucchese l’acqua ha sempre avuto un ruolo fondamentale, sia nella piana che sui rilievi. L’agricoltura nella piana aveva la sua fonte nei numerosi rii e canali che la attraversavano; i rilievi poi (Pizzorne a Nord, Monte Pisano a sud) costituivano e costituiscono vere riserve inesauribili, ricchi come sono di numerose e fresche sorgenti, in parte “incanalate” in parte libere e, quindi, preziose per l’uso quotidiano.


Foto Realized by Develup di Lorenzo Luci © 2010

 I corsi d’acqua più importanti? La Fraga, la Lima, il Pizzorna a Nord; le due Visone (Compito, Ruota e Colle), rio di Vorno e di Massa, Guappero etc. a sud.
 Si parla di acquedotti, in particolare sul Monte Pisano, già dall’epoca romana: da quello, appunto, romano (II° sec. d.C.) di Caldaccoli (S. Giuliano Terme), a quello mediceo di Asciano (XVII° sec.) sino al grande acquedotto del Nottolini (prima metà del sec. XIX°): data la natura geologica del monte, l’acqua ha un gusto ed una leggerezza veramente particolari.


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L’architetto Nottolini ne era particolarmente consapevole (il problema dell’acqua, a Lucca città, era davvero sentito) e, grazie alla sensibilità di Maria Luisa prima e di Carlo Lodovico Borbone poi, pensò e costruì una struttura imponente che portava l’acqua da Guamo a Lucca, con un percorso rialzato, lungo poco meno di 4 kilometri.


Foto Realized by Develup di Lorenzo Luci © 2010

C’è di più: la zona di captazione delle acque (rio S. Quirico) fu trasformata in uno spettacolare complesso dove la bellezza della natura si mescola armonicamente alle strutture nottoliniane. I “mascheroni” di fuoriuscita dell’acqua, le pietre degli argini o della serra vespaiata, i lastricati dove scorre il rio S.Quirico, i rossi mattoni delle piccole, classiche strutture dove viene captata l’acqua delle sorgenti, su su, lungo una piccola valle verdeggiante che via via si restringe, costituiscono quello che ancora oggi chiamiamo “Le Parole d’oro”, dal colore ormai scomparso dell’iscrizione in latino che appariva sul ponte all’ingresso del complesso, a ricordo del principe Carlo Ludovico di Borbone.


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Il Nottolini stesso aveva pensato questa struttura anche in funzione di un utilizzo naturalistico da parte dei signori lucchesi, una sorta di “parco naturale” della città e per la città.  Visitarlo, così come osservare i tempietti di partenza e ‘arrivo’, riveste particolare interesse: si tratta di strutture possenti e progettate sullo stile dei mausolei romani (tipo “Galla Placidia”, per intenderci!). Un complesso di straordinario interesse che merita una maggiore attenzione da parte di tutti; un’”occasione sprecata”, ha detto qualcuno. Abbandono e degrado hanno avuto già sufficiente… spazio: ora è il momento di interventi precisi e di investimenti importanti.


Foto Realized by Develup di Lorenzo Luci © 2010

 Le acque, dicevamo, sono particolarmente gradevoli e leggere: e infatti alle fonti ancora libere ogni giorno arrivano a decine le persone, anche da lontano,  che se ne approvigionano. Fonti come S.Giusto, Capodivico a S. Andrea, La Pollina di Ruota, Lagostina a Pieve di Compito, Chiattino a Guamo o Tonioni a Massa Macinaia sono preziose, rappresentano un vero patrimonio da proteggere e valorizzare.



 Tornando alla piana, essa rappresentava e rappresenta l’area di confluenza dei vari sistemi fluviali della parte orientale della più vasta piana di Lucca: il canale Rogio, l’Ozzeri, il Rio di Massa Macinaia, il rio Arpino, il Rio Frizzone, il rio di Vorno, la Visona di Compito, Colle e Castelvecchio assieme ad un fitto reticolo di canalette di drenaggio e a quello che resta delle opere di bonifica delle antiche aree palustri costituiscono un insieme il cui equilibrio è oggi almeno in parte compromesso da una fortissima antropizzazione del territorio.



 Un equilibrio “idrogeologico” in parte compromesso, una storia fatta di attenzione ai movimenti dell’acqua, ai suoi vantaggi ma anche ai suoi pericoli che pare dimenticata; un “vuoto” che le nostre istituzioni devono riempire attraverso un impegnativo lavoro di messa in sicurezza e di recupero della rete drenante. Lo dobbiamo al nostro territorio e alle acque che hanno sempre rappresentato, per noi, una grande ricchezza…

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