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Le Antiche Camelie del Compitese
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Il territorio di Lucca, in particolare quello del Compitese, è adattissimo alla nascita e allo sviluppo di questa pianta elegante ed esclusiva: l’acidità del terreno, il clima (o meglio, il “microclima”), l’interesse che verso questa pianta maturò a fine ‘700 e agli inizi dell’800, non solo in Toscana.
Foto Realized by Develup di Lorenzo Luci © 2010
Possiamo distinguere quattro specie di camelie: la Japonica, la Sinensis, la Higo e la Sasanqua, al di là del fatto che di questa pianta esistono quasi quindicimila cultivar (7000, circa, quelle antiche dell’800 e altrettante “moderne”).
La Camellia Japonica L. (il nome che le ha dato Linneo nel 1735, forse in ricordo del gesuita J. Camel, naturalista) è un piccolo albero sempreverde che può raggiungere anche diversi metri di altezza e che fiorisce tra dicembre ed aprile: i fiori sono solitari ed ascellari, possono essere semplici, doppi o semidoppi, sono di colore vario tra il bianco, il rosa e il rosso, ed hanno una corolla formata da tre a cinque petali.
Foto Realized by Develup di Lorenzo Luci © 2010
Si tratta di una specie diffusa nell’estremo Oriente, e la sua introduzione in Europa la dobbiamo alla Compagnia delle Indie, a partire dal XVII secolo. Nel 1800 divenne una delle piante più “di moda”. Lorenzo Berlese pubblicava nel 1835 una importante pubblicazione sulla Camelia, dove si parlava già di ben 700 cultivar. E come dimenticare la “Madame aux camellias” di A. Dumas o la “Traviata” di G. Verdi?
La Camelia Sinensis (originaria della Cina) è nient’altro che la camelia del tè, una delle più antiche bevande con le quali l’uomo ha reso più piacevole la sua esistenza…: le giovani foglie di questa camelia, precedentemente trattate nel modo giusto, immerse nell’acqua calda, producono questo infuso così… diffuso.
The di Camelia Foto Realized by Develup di Lorenzo Luci © 2010
Bevanda antica, dicevamo: infatti già nel 758 d.C. il poeta Lu Yu, sotto la dinastia Tanga, scriveva il “canone del tè”! Ci pensarono poi gli Olandesi a importarla in Europa, forse nel corso del XVII° secolo. Tutt’oggi, per molti, il tè è una bevanda irrinunciabile, quasi come per i giapponesi che la ritengono un vero e proprio dono degli dei…Naturalmente non possiamo dimenticare che proprio a S. Andrea di Compito esiste una sperimentazione, praticamemte unica in Italia, di coltivazione di Tè verde, con risultati già soddisfacenti.
Foto Realized by Develup di Lorenzo Luci © 2010
La Camellia Higo è chiamata anche la camelia del Samurai, tipica del giardino giapponese e coltivata fin dall’VIII° secolo: i suoi fiori sono più piccoli e certo meno appariscenti della Camelia Japonica classica, ma il suo valore simbolico è fortissimo: i noti guerrieri “Samurai” le coltivavano nel loro giardino e le “veneravano” come simbolo di cultura e di eleganza. Certo, la cultura giapponese è affascinante, così diversa e, per taluni aspetti, contraddittoria: giustamente qualcuno ha scritto, del Giappone, questa frase: “una strana nazione, capace di suicidarsi per un ideale, di inventare straordinari computers e di commuoversi per un fiore”.
Foto Realized by Develup di Lorenzo Luci © 2010
E veniamo all’ultimo tipo della nostra schematica sintesi, e cioè la Camelia Sasanqua, la “fragrante camelia autunnale”, l’unico tipo di camelia delicatamente profumata. A questo gruppo, anch’esso originario del Giappone, appartengono circa 300 ibridi. Con essa anticamente si preparava un infuso simile al tè, ma di qualità inferiore; da essa è possibile tuttoggi ricavare un olio multiuso: dalla cosmesi alla micromeccanica. Le foglie sono
oblunghe ed ellittiche ma più piccole della Japonica; i fiori sono piuttosto grandi, delicatamente profumati e si schiudono a fine estate-inizio inverno.
Insomma, classe, eleganza, varietà, tradizione, cultura, versatilità: la camelia è tutto questo ed altro ancora!
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